
Piet Mondrian: ispirazione per Yves Saint Laurent e molti altri
L'evoluzione del linguaggio visivo di Piet Mondrian

Piet Mondrian, Albero rosso, 1909, olio su tela, 70 × 99 cm, Gemeentemuseum Den Haag, L'Aia.
Pieter Cornelis Mondriaan, meglio conosciuto come Piet Mondrian (Amersfoort, 7 marzo 1872 – New York, 1 febbraio 1944), è entrato nella storia dell'arte e nell'immaginario visivo collettivo per le sue opere non figurative, caratterizzati da linee e colori primari. Tele che nascondono uno spessore e una complessità, seppure appaiono di apparente semplicità. Le sue opere sono un insieme di linee perpendicolari e campiture di colore geometriche in tinte primarie (rosso, giallo, blu) che incontrano il bianco, il nero o il grigio. Dietro la genesi di queste opere, c'è una riflessione, che sottende una ricerca, di equilibrio e perfezione formale. Per arrivare alle opere che lo hanno reso celebre e ne hanno scolpito il nome nel muro dei Maestri del contemporaneo, la strada è stata però lunga e ha incrociato diversi percorsi. Procediamo dunque per gradi, ripercorrendo brevemente la sua carriera artistica.
Mondrian prima ancora di diventare un'artista affermato, cominciò la sua carriera come insegnante di arte. La maggior parte dei suoi lavori in questa prima fase di produzione, è naturalista o impressionista e consiste principalmente in paesaggi: immagini pastorali dei Paesi Bassi che descrivono mulini, campi e fiumi. Da uno stile che abbraccia la produzione impressionista olandese, pian piano il linguaggio visivo e la poetica di Mondrian si sposta verso la sperimentazione di una varietà di stili e tecniche che documentano la sua ricerca per un'espressione personale e unica. I primi dipinti caratterizzati da un tentativo di astrazione sono una serie di tele datate tra il 1905 e il 1908, rappresentanti scene buie di alberi confusi e case che si riflettono in specchi d'acqua immobili che ce li fanno apparire quasi come macchie d'inchiostro nei test di Rorschach. L'astrazione è nuovo carattere stilistico, ma i soggetti risultano ancora facilmente individuabili e fortemente radicati al mondo sensibile e naturale, concreto e decisamente poco astratto.
Arte come riflessione
Le opere di Mondrian sono delle riflessioni su tela, fortemente connesse ai suoi studi spirituali e filosofici. Nel 1908 cominciò a interessarsi al movimento teosofico fondato da Helena Petrovna Blavatsky nella seconda metà del XIX secolo. Blavatsky riteneva fosse possibile raggiungere una conoscenza della natura più profonda di quella resa disponibile dai mezzi empirici. Molto del lavoro di Mondrian sarà ispirato da questa sua ricerca della conoscenza spirituale. Mondrian conserverà per tutta la sua vita il suo diploma di ammissione alla Società teosofica, con il numero 1690, firmato da Annie Besant e datato 25 maggio 1909.
La svolta astratta: galeotto fu il Cubismo

Piet Mondrian, Grande composizione A con nero, rosso, grigio, giallo e blu, 1920, olio su tela, 90 x 91 cm, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma.
Ad accelerare in maniera esponenziale la svolta astratta già in essere nel linguaggio visivo di Mondrian fu la scoperta del Cubismo. L'artista rimase infatti molto colpito da una mostra di opere cubiste ad Amsterdam nel 1911 che modificò profondamente il suo lavoro a venire. Questa ricerca di semplificazione la possiamo ben notare nelle due versioni di Stilleven met gemberpot ("Natura morta con giara"). La versione del 1911 è cubista, mentre quella del 1912 si riduce a una forma rotonda con triangoli e rettangoli.
Nel 1912 Mondrian si trasferì a Parigi: è nella capitale francese che cambia il cognome, l'olandese Mondriaan viene semplificato in Mondrian, proprio per enfatizzare la svolta internazionale. Nel periodo parigino, l'influenza del cubismo di Picasso e Braque si fa notare quasi immediatamente nei suoi quadri. Dipinti come The Sea (1912) e i vari studi su alberi successivi a quell'anno hanno ancora una certa misura di rappresentativismo, ma sono sempre più dominati dalle forme geometriche e dai piani incastrati tra loro, molto comuni nel cubismo.
Nonostante l'impatto del Cubismo, l'evoluzione stilistica di Mondrian prese comunque una strada peculiare e personalissima, che cercava di riconciliare la sua pittura con le sue ricerche spirituali. Nel 1913 cominciò a fondere la sua visione d'arte e i suoi studi teosofici in una teoria che segna la sua rottura finale con la pittura rappresentativa. La Grande guerra cominciò mentre Mondrian era in famiglia, nel 1914, ed egli fu costretto a rimanere nei Paesi Bassi per tutta la durata del conflitto. In questo periodo, abitò presso la colonia di artisti di Laren, conoscendovi Bart van der Leck e Theo van Doesburg, entrambi in quello stesso momento, stavano attuando il proprio percorso personale verso l'astrazione artistica. Con van Doesburg, Mondrian fondò la rivista De Stijl (Lo Stile), un periodico in cui pubblicò i suoi primi saggi che definivano la sua teoria, per la quale adottò il termine di neoplasticismo.
I quadri "a griglia" e a "losanga"

Piet Mondrian, Victory Boogie Woogie, 1942 - 1944, olio su tela, 127 ×1 27 cm, Kunstmuseum, L'Aia.
Alla fine della guerra Mondrian fece ritorno in Francia, dove rimase fino al 1938. Cominciò a produrre i così detti quadri "a griglia" verso la fine del 1919, e, già nel 1920, lo stile per cui sarebbe divenuto per sempre famoso si stava delineando. Nei primi dipinti le linee che determinano le forme rettangolari sono sottili e grigie. Più ci si avvicina alla tela, più sembrano scomparire. L'impressione è quella di prendere parte a una sorta di gioco o illusione ottica. I quadrati sono dipinti con i colori primari e quasi tutti sono colorati; solo alcuni sono stati lasciati bianchi. Già dal 1921 i quadri di Mondrian raggiungono una forma "matura" e più complessa: le spesse linee nere ora separano i quadrati, che sono più grandi e meno numerosi, e che sono lasciati in maggior parte bianchi rispetto ai primi esempi. Nei dipinti del 1921 molte, anche se non tutte, linee nere si arrestano brevemente a una distanza che può sembrare arbitraria dal bordo delle tele, pur lasciando intatte le divisioni tra le forme rettangolari. Anche in questo caso, la maggior parte dei quadrati è colorata. Con il passare degli anni, il linguaggio e la tecnica si evolve e Mondrian inizia ad estendere tutte le linee fino ai bordi delle tele e a utilizzare sempre meno forme colorate, favorendo invece il bianco.
Queste tendenze sono particolarmente evidenti nelle cosiddette "losanghe" che produsse con regolarità a partire dalla metà degli anni venti. Le losanghe sono normali tele quadrate appese con un'inclinazione di 45°, in modo da assumere la forma di rombo. Esempio tipico si può considerare Schilderij No. 1: Lozenge With Two Lines and Blue del 1926, conosciuta anche con i nomi di Composizione con Blu oppure Composizione in Bianco e Blu, attualmente esposta al Museo delle Arti a Filadelfia. Uno dei più minimali tra i lavori di Mondrian, questo dipinto consiste solo in due linee perpendicolari nere e una piccola forma triangolare colorata di blu. Le linee si estendono fino ai bordi della tela, quasi dando l'impressione che il quadro sia solo un frammento di un'opera più grande. I quadri di Mondrian non sono delle campiture flat di colore, come ci si potrebbe aspettare. I colpi di pennello sono evidenti su tutta la superficie, anche se sono delicati, e sembra che l'artista abbia usato differenti tecniche per i diversi elementi.
Le linee nere sono gli elementi più piatti, con la minore profondità. Le forme colorate hanno le più banali pennellate, tutte nella stessa direzione. Più interessanti, comunque, rimangono le parti bianche, chiaramente dipinte a strati, con pennellate che vanno in direzioni diverse. Con il passare degli anni, le linee cominciarono a prendere la precedenza sulle zone di colore nei suoi dipinti. Negli anni trenta, iniziò a usare linee ancora più sottili o doppie linee con maggior frequenza, solamente punteggiate da poche e piccole zone colorate, sempre che ce ne fossero. Le doppie linee, in modo particolare, lo entusiasmavano e stimolavano, perché credeva dessero ai suoi dipinti un nuovo dinamismo che era desideroso di esplorare.
Yves Saint Laurent porta Mondrian in passerella

Una delle creazioni della collezione autunno/inverno 2020-2021 di Hermès, ispirata alle opere di Mondrian. © Xinhua
La collezione autunno/inverno 1965 segnò uno dei sodalizi più importanti tra la storia dell'arte e il mondo della moda. Sulle passarelle si fecero sin da subito notare i sei abiti da cocktail, soprannominati “De Stijl” in onore del movimento creato dal pittore olandese, che Yves Saint Laurent creò basandosi sugli elementi fondamentali delle composizioni di Mondrian. I vestiti erano caratterizzati da un'essenziale struttura a trapezio. In apparenza semplici, ma realizzati con una lavorazione a dir poco minuziosa, che solamente un abilissimo sarto era in grado di riprodurre. La vestibilità impeccabile era dovuta a un taglio molto preciso con caduta a piombo, reso possibile grazie alla scelta dei materiali e della lavorazione: lana pre tinta, jersey e cuciture invisibili. Lo sgargiante schema colori a griglia era composto da linee nere e riquadri rossi, gialli, blu e bianchi, tinte primarie che rappresentavano la purezza assoluta.
Soprannominata per ovvie ragioni “Collezione Mondrian“, la linea venne consacrata in brevissimo tempo come uno dei capolavori più importanti di sempre all’interno del mondo della moda, tant’è vero che apparì sulle più importanti testate giornalistiche del periodo e che, a distanza di decenni, continua ad ispirare. Yves Saint Laurent non è stato l’unico a lasciarsi influenzare dall’arte di Mondrian. Un altro caso rilevante, sempre legato all’alta moda, torna nella collezione femminile autunno/inverno 2020 di Hermès, la quale, oltre a sfoggiare numerosi capi d’abbigliamento e accessori costituiti da colori primari e successioni geometriche, ha ricreato una location molto fedele al quadro “Broadway Boogie Woogie".
Non solo alta moda: anche lo streetwear si lascia ispirare dal "De Stijl"

Piet Mondrian, Broadway Boogie-Woogie, 1942-1943, olio su tela, 127 x 127 cm, Museum of Modern Art, New York.
Non solo alta moda però. Mondrian ha ispirato creazioni anche nell'ambito dello street fashion. Il caso più recente è quello di Supreme, che dopo aver già sperimentato questo stile con la Color Blocked Track Jacket tratta dal lookbook della primavera/estate 2016, torna ad ispirarsi a Mondrian con un set di berretti di lana e giacche in pile per l’autunno/inverno 2020 che addirittura incorporano l’iconico Box Logo nei noti riquadri. Oltre al marchio Supreme, anche Nike ha dedicato delle creazioni alle opere più iconiche di Mondrian: le Dunk low e le Jordan.
In copertina: tre modelle con gli storici abiti della Collezione autunno/inverno 1965 di Yves Saint Laurent, ispirati alle opere di Mondrian.
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