Asia Graziano
cover Max Bill: il designer del Bauhaus

Max Bill: il designer del Bauhaus

Designer, architetto, pittore, scultore e grafico. Scopriamo le creazioni più iconiche di Max Bill
5 nov 2024
8'

Conosciamo meglio Max Bill

Max Bill, Manifesto per una mostra di mobili di Wohnbedarf presso la Maison de Verre di Le Corbusier, Ginevra, 1933, MoMA, New York. © MoMA

Max Bill, Manifesto per una mostra di mobili di Wohnbedarf presso la Maison de Verre di Le Corbusier, Ginevra, 1933, MoMA, New York. © MoMA

Il pensiero progettuale di Max Bill si basa sui principi di chiarezza, semplicità e rigore matematico. A differenza di approcci più decorativi o emotivi, Bill concepisce il design come espressione di una struttura logica, in cui ogni elemento ha una funzione precisa e ogni forma deriva da una necessità. Eppure, nel suo rigore si percepisce anche una sottile poesia geometrica: le sue forme pure, i cerchi, i quadrati, le spirali, diventano armonie visive che parlano all’occhio e alla mente.

Vasily Kandinsky, Paul Klee e Walter Gropius furono suoi maestri nel Bauhaus di Dessau, ma la sua formazione iniziò, prima ancora che alla scuola di design della Repubblica di Weimar, come argentiere presso la scuola di arti applicate di Zurigo. Nel 1929 Max Bill esercitava già come architetto a Zurigo. Fu membro del gruppo parigino Abstraction-Création nella cui galleria espose per la prima volta nel 1933 e nel 1937 partecipò al V CIAM (Congrès Internationaux d'Architecture Moderne). Lo stesso anno entrò a far parte di Allianz, l'unione dei moderni artisti svizzeri. Dagli anni quaranta e nel dopoguerra, Bill diventò una delle maggiori figure di riferimento in Svizzera per l'arte contemporanea. A dimostrazione di ciò, fu coinvolto in numerosi incarichi istituzionali, a livello nazionale e internazionale, come la commissione elvetica per l'arte dal 1961 al 1969 e il consiglio nazionale svizzero 1967 al 1971. Max Bill fu in dialogo con le personalità artistiche più interessanti dell'epoca: Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe, Charles Eames, Piet Mondrian, Georges Vantongerloo, Hans Arp e Max Ernst. Si dedicò anche alla didattica dal 1948, tenendo alcuni corsi all'Istituto Tecnico Superiore a Darmstadt.

Nel 1951 fu cofondatore dell'Istituto Superiore per la progettazione "Hochschule für Gestaltung" a Ulma (HfG Ulm), con Inge Scholl, Otl Aicher, e Hans Werner Richter diventandone il rettore. Venne eletto direttore delle sezioni architettura e forma-prodotto, in quella che si impose come la naturale prosecuzione ed evoluzione dei principi del Bauhaus. Questo istituto, il più innovativo di quegli anni, ebbe una enorme influenza nel campo dell'Industrial Design, tanto da creare una tendenza nota come scuola di Ulm. Dal 1967 al 1974 Max Bill assunse la cattedra di progettazione ambientale all'Istituto superiore delle arti figurative di Amburgo. Numerosi furono i riconoscimenti negli anni: il Gran Premio alla Triennale di Milano 1951, l'elezione a membro onorario dell'American Institute of Architects nel 1964 e come membro del Consiglio Nazionale Svizzero 1967-1971 e dell'Accademia delle Arti, Berlino 1972. Fu consigliere onorario dell'Unione Internazionale delle Arti Decorative (UNESCO) 1973, ottenne la laurea honoris causa in Ingegneria dell'Università di Stoccarda 1979, il premio Marconi per arte e scienza, Bologna 1988, il premio imperiale in Giappone 1993 e un'altra laurea honoris causa in scienze tecniche dell'Istituto Tecnico Superiore Elvetico, Zurigo 1994.

Sedie, lampade e orologi: il design di Max Bill

L'orologio che disegnò e che prese il suo nome: Max Bill.

L'orologio che disegnò e che prese il suo nome: Max Bill.

Max Bill ebbe grande successo come designer. Come l'architettura, anche i suoi oggetti furono improntati ai principi del Funzionalismo e fu l'ispiratore di quella tendenza che fu chiamata Scuola di UIm. Molteplici sono gli oggetti progettati da questo autore, alcuni dei quali sono entrati nel cult-design del XX secolo. Tra questi si ricordano i seguenti: la macchina da scrivere "Patria" del 1944 di produzione artigianale, la sedia a tre gambe del 1949, produzione artigianale, il tavolo a tre gambe del 1949, gli orologi a muro da cucina con timer del 1951, lo sgabello a due altezze detto di Ulm, progettato per la HfG nel 1954, in collaborazione con Hans Gugelot, gli orologi a muro da ufficio del 1961, produzione Junghans, l'orologio da polso del 1956-1962, produzione Junghans e il tavolo quadrato-rotondo del 1949-1960.

L'orologio da cucina

Max Bill, Orologio da cucina Junghans.

Max Bill, Orologio da cucina Junghans.

La storia dello Junghans Max Bill ha inizio negli anni '50. L'azienda orologiera di Schramberg commissionò a Max Bill, ormai noto architetto, artista e designer svizzero, la progettazione di un orologio da cucina con timer. Max Bill si mise al lavoro e realizzò assieme ai suoi studenti l'orologio da cucina di Junghans, animato da un movimento di Exakta con 8 giorni di autonomia. Successivamente fu sostituito da movimenti elettronici al quarzo. Come l’intera opera dell’artista e designer, quest’orologio da cucina è caratterizzato dalla combinazione di funzionalità ed estetica. L’artista dispose ciascun elemento pensando al suo uso pratico nella vita quotidiana, come illustrato in seguito dallo stesso Max Bill: “era chiaro: dei numeri dovevano esserci. le ore sulla minuteria, e le cifre dei minuti sul timer. Perché? spesso in casa l’orologio da cucina è l’unico orologio da parete. i bambini imparano a leggerci l’ora, a riconoscere le prime cifre, la suddivisione delle ore e dei giorni. e dovrebbero essere luminosi e graziosi, come delle belle stoviglie”. La cassa in ceramica smaltata azzurra dell’orologio, è montata a mano con la massima cura in un laboratorio di maiolica nel Baden-Württemberg. Al suo interno, inserito in una lunetta cromata, il quadrante bianco che, grazie alle linee chiare e ai caratteri tipografici sviluppata da Max Bill, appare particolarmente facile da leggere. Le lancette puntano con precisione verso la minuteria e le cifre delle ore, dettando i tempi della giornata - oggi come allora - secondo la concezione del progettista. Nella parte bassa della cassa affusolata in ceramica, un timer meccanico consente di tenere conto dei tempi di cottura fino a 60 minuti. La scadenza del tempo impostato è annunciata dal suono di un affascinante campanello anni ‘50. Realizzato in versione meccanica e poco dopo anche in versione elettrica, quest’orologio da cucina è oggi reso attuale dal movimento al quarzo o radiocontrollato.

Il lampadario Space Age

Max Bill, Lampadario Atomic per Tembe.

Max Bill, Lampadario Atomic per Tembe.

Max Bill progetta per Temde, azienda nota per qualità e maestria, il lampadario modello “Atomic”: un gioiello di design iconico che fonde alla perfezione estetica e funzionalità, tipico dell’era spaziale detta “Space age” degli anni Sessanta. L’uso di materiali come metallo cromato e vetro per le bocce non solo cattura l’attenzione, ma simboleggia anche l’ottimismo verso il futuro che caratterizzava quell’epoca. La propensione dell'artista, architetto e designer per le forme geometriche, pulite e lineari incontrano la Space Age: il risultato è un lampadario originale, ma dal design razionale, che mima nelle forme tanti caschi di astronauti raccolti in una sorta di grappolo d'uva.

Lo Sgabillo per Zanotta

Max Bill, Sgabillo Zanotta.

Max Bill, Sgabillo Zanotta.

Fondata nel 1954 da Aurelio Zanotta, l’azienda Zanotta si è inizialmente concentrata intorno alla produzione di divani e poltrone, superando la tradizione artigianale delle botteghe del tappezziere - a cui normalmente faceva riferimento la produzione di mobili imbottiti - e indirizzandosi verso un design “colto”, tra le aziende che hanno scritto le prime significative pagine della storia del design italiano. Grazie all’incontro con alcuni personaggi oggi leggendari, intercettati grazie alla curiosità, all’istinto e al carisma del suo fondatore, l’azienda aveva intrapreso un percorso nuovo, iniziando a interessarsi alle nuove tecnologie e ai nuovi materiali, e contemporaneamente dimostrandosi sensibile alle ricerche artistiche più pure, ma soprattutto aprendo le sue porte ai grandi progettisti. Tra i suoi designer, oltre a Max Bill, Achille Castiglioni, Bruno Munari, Ettore Sottsass e Carlo Mollino.

Con quel nome buffo che Aurelio Zanotta gli diede, gentile e scherzosa storpiatura della stessa funzione basilare dell’oggetto.

Uno sgabello di forma geometrica, in multistrato di betulla essenziale, ancora estremamente attuale, che rappresenta un micro-manifesto del pensiero moderno e funzionale, naturale incarnazione dei principi del Bauhaus a cui il designer si ispirò durante la formazione e lungo la sua vita professionale. «Si abusa della forma, facendone un fattore di incremento delle vendite», scriveva Bill. «E se dunque oggi, per motivi estetici, reclamiamo nuovamente delle belle forme, non vorremmo essere fraintesi: si tratta sempre di forme vincolate alla qualità e alla funzione dell’oggetto». Ed ecco dunque Sgabillo: un piccolo pezzo anonimo che vive dell’identità per cui è stato pensato, incarnazione di quella “buona forma” a cui Bill tese durante tutta la sua carriera di progettista e artista poliedrico. Disegnato da Max Bill per lo stesso Istituto di cui fu rettore e docente, lo sgabello entrò nel catalogo Zanotta nei primi anni Settanta (gli stessi della mitica serie Quaderna del Superstudio), nelle due versioni in multistrato di betulla verniciato naturale e in medium density fiberboard nero con verniciatura antigraffio. Il designer svizzero ideò inizialmente Sgabillo con due altezze, ma è oggi prodotto nell’unica versione h.45 cm, con larghezza 40 e profondità 27,5 cm. Un piolo di legno sottile fa da poggiapiedi e ulteriore presa per muoverlo nello spazio, consentendone usi multipli come tavolino a sè o impilato, o come pratico accessorio “porta-libri”. Sgabillo è diventato ormai un archetipo, un elemento di cult-design della nostra epoca, un oggetto-icona esposto nelle collezioni permanenti di sei tra i principali musei di design e arte del mondo, come il Die Neue Sammlung di Monaco e l’Israel Museum di Gerusalemme.

Perché oggi il design di Max Bill è così attuale?

Il design di Max Bill e la sua filosofia appare oggi ancora decisamente contemporaneo, per diverse ragioni. Innanzitutto l'opera di Max Bill ha stimolato la nascita di un pensiero sistemico e ha aperto la strada verso quella che è riconosciuta come una "progettazione responsabile". In un'epoca in cui il design è sempre più orientato alla sostenibilità e all’etica, il pensiero sistemico di Bill — in cui forma e funzione sono inseparabili e ogni oggetto è parte di un sistema — risuona con grande forza. Le sue idee sul "buon design" come contributo al miglioramento della società sono oggi riprese da molti designer impegnati nel design sociale e ambientale. Senza dubbio, la sua contemporaneità è legata anche all'essenzialità delle forme dei suoi oggetti, che si manifestano come classici senza tempo.

Dagli orologi da polso che disegnò per Junghans, ai mobili lineari, alle opere d’arte concreta, il suo stile continua a influenzare il design contemporaneo, in particolare quello minimalista e funzionalista. La sua chiarezza visiva, la tipografia pulita, la composizione rigorosa sono precursori di molte tendenze del design grafico digitale e UI/UX. Le griglie modulari, le proporzioni matematiche, la tipografia sans-serif sono oggi strumenti comuni per web designer e visual designer — elementi che Bill ha contribuito a codificare. Non possiamo infine non fare riferimento anche alla sua eredità nel mondo della pedagogia: Bill contribuì a formare una nuova generazione di designer europei. L’approccio didattico che promosse — basato su interdisciplinarità, sperimentazione e metodo scientifico — è oggi alla base di molte scuole di design in tutto il mondo.

In copertina: Max Bill, Bauhaus constellations, Installation Hauser & Wirth,2019, Zurigo. Photo: Stefan Altenburger Photography Zürich © Angela Thomas Schmid / ProLitteris

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