
Il riconoscimento di Filopemene di Peter Paul Rubens e Frans Snyders
Un generale scambiato per un servo
Secondo quanto tramandato da Plutarco, Filopemene, stratega e generale della Lega degli Equi che combatté contro Sparta, quando si trovò a visitare la città di Megara, a causa del suo aspetto modesto e umile, fu scambiato per un servo dalla padrona di casa. Si mise a lavoro, senza rivelare la sua vera identità alla donna o senza protestare, compiendo dunque un atto di profonda umiltà e modestia. Non sappiamo se questo episodio costituì effettivamente un reale fatto storico avvenuto o se si tratti semplicemente di un espediente narrativo per enfatizzare e celebrare l'umiltà del militare greco, che per otto volte, aveva combattuto al fianco dei Macedoni contro il re di Sparta Cleomene III nella battaglia di Sellasia (222 a.C.) e successivamente fu fautore anche della sconfitta del tiranno spartano Macanida a Mantinea (207 a.C.). A lui si deve l'unità del Peloponneso e la sua neutralità nella lunga guerra tra i macedoni e i romani, fino alla vittoria di questi ultimi a Cinocefale (197 a.C.). Dopo aver combattuto come mercenario a Creta (199 a.C.-193 a.C.), nel 192 a.C. vinse Nabide, successore di Macanida (188 a.C.), e nel 188 a.C. conquistò e sottomise Sparta instaurandovi un regime filo-acheo ed abrogando la legge di Licurgo. Nel tentativo di reprimere tempestivamente la successiva ribellione di Messene alla lega achea, Filopemene fu catturato e, una volta imprigionato, fu costretto al suicidio (183 a.C.). Alla guida della lega achea gli succedette Licorta, il padre dello storico Polibio.
L'interpretazione di Rubens e Snyders

Peter Paul Rubens e Frans Snyder, Il riconoscimento di Filopemene, 1609 circa, olio su tela, 313,5 x 201 cm, Museo del Prado, Madrid.
La scena dipinta nel quadro conservato al Museo del Prado raffigura il preciso momento in cui la padrona di casa si rende conto della vera identità del generale, sotto il cui modesto aspetto si cela la grandezza della sua personalità. L'opera fu eseguita subito dopo il ritorno di Rubens dall'Italia e rivela la profonda conoscenza dell'artista della cultura classica. I suoi aspetti formali, le figure vigorose e il trattamento della luce quasi tenebroso testimoniano anche la sua influenza meridionale. Fu il primo episodio di una fruttuosa collaborazione tra Rubens e Snyders. Si tratta, evidentemente, di un soggetto storico, ma la predominanza della natura morta di soggetto culinario in primo piano deve aver fuorviato l’interpretazione del tema nei documenti del 1643 e del 1645; d’altra parte anche negli inventari madrileni non viene mai specificato il tema iconografico e il dipinto è sempre registrato come “bodegón”, ossia “natura morta”. La figura storica di Filopemene potrebbe aver attinenza con precise scelte politiche legate alla reggenza di Alberto VII: lo stratega visse in un periodo in cui la penisola greca era dilaniata da guerre interne, ma perseguì l’ideale di un Peloponneso unito, pacificato e libero sotto la guida della lega achea, in questo senso una situazione molto simile al conflitto fratricida che Alberto VII dovette affrontare durante i primi anni della sua reggenza contro la neonata Repubblica delle Province Unite delle Fiandre del Nord e che, appunto, pacificò con la famosa “Tregua dei dodici anni”. In particolare, l’episodio rappresentato nella tela del Prado, e narrato da Plutarco ne celebra la virtù della modestia: Filopemene soleva abbigliarsi in modo misurato e non disdegnava di aiutare i suoi compatrioti e sottoposti, qualità che spesso sono ricordate anche in Alberto VII. Simili lavori "di coppia" erano comunque piuttosto frequenti tra gli artisti fiamminghi. Rubens realizzò le figure, mentre la grande natura morta in primo piano è di Snyders, che mostra lo stesso gusto per il dettaglio nella raffigurazione di alcuni degli animali che avrebbe ripetuto per tutta la sua carriera, come tacchini e cigni. L'opera è menzionata per la prima volta in Spagna nel 1660, quando era esposta nel palazzo dell'Alcázar di Madrid.
Snyder, maestro indiscusso di nature morte e scene di caccia

Frans Snyder, Dispensa con serva, 1630-1640 circa, olio su tela, collezione privata.
Frans Snyders (Anversa, 11 novembre 1579 – Anversa, 19 agosto 1657) è noto per le sue dettagliatissime nature morte contadine. Si formò alla bottega Pieter Brueghel il Giovane e in seguito proseguì gli studi artistici con Hendrick van Balen, primo maestro anche di van Dyck, che lo ritrasse più di una volta, anche in compagnia della consorte Margherita de Vos, sorella dei pittori Cornelis e Paul de Vos, con cui si unì in matrimonio nel 1611. Nel 1602 Snyders divenne membro della gilda dei pittori di Anversa, la Gilda di San Luca e poi divenne maestro pittore. Nel 1608 fu a Roma, per il consueto viaggio di formazione in Italia, tappa obbligatoria per i pittori di origine fiamminga. Nel 1609 si spostò a Milano, dove fu al servizio del cardinale Federico Borromeo. Le prime nature morte di Snyders erano caratterizzate da un tripudio di fiori, piante e frutta, successivamente iniziano a popolarsi di animali, specialmente selvaggi, e con scene di caccia. Le sue composizioni appaiono ricche di dettagli e minuziosamente curate, definite nelle pennellate vigorose, energiche, che trasudano verismo. Nel panorama artistico della pittura fiamminga le collaborazioni erano pratiche piuttosto frequenti: Snyders e Rubens nutrivano una indiscussa stima reciproca. Snyders era un grande ammiratore delle opere di Rubens, così come Rubens amava le natura morte del pittore e gli chiese di arricchire le sue tele elementi floreali e animali. Snyders comunque collaborò anche con altri pittori fiamminghi, come Jacob Jordaens e Thomas Willeboirts Bosschaert. Snyders riscosse un notevole successo presso i potenti dell'epoca: fu infatti il pittore prediletto dell'arciduca Alberto d'Austria, governatore dei Paesi Bassi spagnoli, per il quale eseguì molti dei suoi capolavori. Uno di questi fu presentato a Filippo III di Spagna che, assieme al suo successore Filippo IV, commissionò a Snyders diverse tele, ora conservate a Madrid. Lavorò anche per l'arciduca Leopoldo Guglielmo d'Austria.
Rubens, celebrità del Barocco Europeo

Peter Paul Rubens, Perseo libera Andromeda, 1620, olio su tavola, 100 × 138,5 cm, Gemäldegalerie, Berlino.
La vita e la carriera di un pittore straordinario come Peter Paul Rubens (Siegen, 28 giugno 1577 – Anversa, 30 maggio 1640), meritano senza dubbio uno spazio più ampio. In questa sede dunque, non si pretende di prendere in esame tutta la sua produzione, ma di sintetizzare i momenti fondamentali e le principali latitudini geografiche della carriera del pittore. Dopo l'infanzia a Colonia, nel 1589, si trasferì ad Anversa, dove ricevette un'educazione umanistica grazie allo studio del latino e della letteratura classica. A soli quattordici anni, incominciò il suo apprendistato artistico con Tobias Verhaecht (1561-1631). Già nel 1596 Rubens eseguì alcuni dipinti, tra cui un perduto Parnaso insieme all'allora suo maestro Otto van Veen (1558-1629) e Jan Brueghel il Vecchio. Nel 1598 venne iscritto come maestro alla corporazione dei pittori della gilda cittadina. Nel maggio del 1600 partì per l'Italia dove rimase per i successivi otto anni, facendo tappa prima a Venezia dove studiò Tiziano, Veronese e Tintoretto, poi, entrato in contatto con Vincenzo I Gonzaga duca di Mantova, il giovane pittore accettò l'incarico di pittore di corte, conservando tale carica fino alla fine del suo soggiorno italiano e arricchendo così ulteriormente la sua cultura figurativa con lo studio delle opere della ricca collezione ducale e la realizzazione di copie di diversi dipinti famosi. Nel 1601 venne inviato dal duca a Roma per copiare alcuni quadri. In questo soggiorno romano ebbe modo di ampliare ulteriormente i suoi orizzonti figurativi, grazie alla copia di modelli di Michelangelo e Raffaello, allo studio dell'antico, ma guardando anche alla coeva produzione artistica del Carracci, di Caravaggio e di Federico Barocci.
Nel 1603 fu in missione per il duca di Mantova presso il re di Spagna. Rientrato nella città lombarda all'inizio del 1604, vi rimase fino al 1605. L'anno successivo, durante un breve soggiorno a Genova, dipinse il Ritratto di Brigida Spinola Doria, ora conservato alla National Gallery of Art di Washington e la Circoncisione per l'altare della chiesa dei gesuiti, ancora in loco, che ebbero una grande influenza nell'evoluzione del barocco genovese. Raggiunto a Roma il fratello Philipp, ricevette la commissione per la decorazione dell'abside di Santa Maria in Vallicella, opera ora al Museo di Grenoble che, terminata alla fine del 1607, riunisce in un unico dipinto la Madonna e cinque santi. Ma quando Rubens si accorse che la posizione del dipinto sull'altare attirava una luce eccessiva rendendolo poco leggibile, decise di ritirarlo e di sostituirlo, nel 1608, con tre dipinti realizzati su un supporto di ardesia, materiale più adatto alle condizioni luminose della chiesa: la Madonna della Vallicella, i Santi Gregorio, Papia e Mauro e i Santi Domitilla, Nereo e Achilleo.
A partire dal 1612 assistiamo a un cambio di direzione nello stile del pittore, molto probabilmente anche come conseguenza del clima della Controriforma cattolica. Le sue composizioni da chiare, raggiungono invece toni cromatici più freddi, si caratterizzano di un maggior equilibrio e una scansione più simmetrica dei personaggi, distribuiti in modo più omogeneo e dotati di un forte risalto plastico sull'esempio delle statue ellenistiche che aveva ammirato e copiato a Roma. Il cambiamento si può vedere nella classicheggiante Discesa dalla croce, realizzata da Rubens per la cattedrale anversese tra il 1612 e il 1614, ispirandosi per il corpo del Cristo al Laocoonte. In questo periodo di intensa attività organizzò una bottega, applicando al lavoro artistico quelli che erano i metodi dell'industria e impiegando i suoi collaboratori con criteri razionali, scegliendoli in base alle singole specializzazioni. Rubens, per far fronte alle numerose e imponenti commissioni, preparava un cartone e lasciava alla bottega la trasposizione dell'idea figurativa nella sua forma ultima: in definitiva divideva nettamente l'idea prima dall'esecuzione, riallacciandosi alla coeva teoria artistica classicheggiante italiana. Questo metodo andò progressivamente scomparendo nel corso della sua ultima attività.
Intorno al 1624 Rubens avvia un'intensa collaborazione con l'artista incisore Paulus Pontius, con la conseguente realizzazione di splendide e ricercate opere grafiche. Nel 1628 andò in missione diplomatica alla corte del re spagnolo Filippo IV e tra il 1629 il 1630 fu alla corte di Carlo I d'Inghilterra. Tra il 1629 e il 1634 lavorò, su commissione di Carlo I d'Inghilterra, alla decorazione della Banqueting House di Whitehall a Londra realizzando nove dipinti con la Glorificazione di Giacomo I.
In copertina: dettaglio de Il Riconoscimento di Filopemene di Rubens e Snyder, Museo del Prado Madrid.
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