Asia Graziano
cover Il Malleus Maleficarum e l'opera di Virginie Rebetez

Il Malleus Maleficarum e l'opera di Virginie Rebetez

Cosa c'entra un trattato contro la stregoneria della fine del Quattrocento con la produzione di un'artista contemporanea?
26 nov 2024
7'

Malleus Maleficarum: il trattato della Caccia alle Streghe

David Teniers II, Le streghe, 1635, collezione privata.

David Teniers II, Le streghe, 1635, collezione privata.

Ad oggi, si tratta di uno dei testi più tristemente celebri della storia occidentale. Considerato un manuale per identificare, processare e condannare le "streghe", contribuì in modo decisivo a costruire l’immaginario persecutorio attorno al corpo femminile, al desiderio e al sapere popolare. Sebbene oggi sia universalmente riconosciuto come un testo misogino, superstizioso e pseudo-giuridico, la sua eco culturale è ancora presente — e spesso rielaborata criticamente — nell’arte contemporanea.

Di cosa parlava il Malleus Maleficarum

Il Malleus Maleficarum consiste per lo più in una raccolta organizzata di credenze e di nozioni pregresse sul fenomeno della stregoneria, spesso estrapolate da testi più antichi, quali il Directorium inquisitorum di Nicolas Eymerich (1376) e il Formicarius di Johannes Nider. Altre posizioni sono espresse senza argomentazioni, soprattutto quelle che, al tempo della pubblicazione, erano parte del comune sentire in materia di stregoneria. Il libro è diviso in tre parti. La prima affronta la discussione sulla natura della stregoneria. Le donne, a causa della loro debolezza e a motivo del loro intelletto inferiore sono predisposte a cedere alle tentazioni di Satana. Il titolo stesso presenta la parola maleficarum (femminile) e gli autori dichiarano - erroneamente - che la parola femina (donna) deriva da fe + minus (fede minore). Alcuni degli atti confessati dalle streghe, quali ad esempio le trasformazioni in animali o mostri, sono mere illusioni indotte dal diavolo, mentre altre azioni, come ad esempio la possibilità di volare ai sabba, provocare una burrasca o distruggere i raccolti sono possibili. Gli autori, inoltre, si soffermano sulla licenziosità dei rapporti sessuali, che le streghe intratterrebbero con i demòni.


La seconda parte riprende molte posizioni espresse nella prima e le approfondisce nel tentativo di far comprendere «il modo di fare le stregonerie e il modo in cui si possono facilmente eliminare». La terza parte si occupa di fornire istruzioni pratiche sulla cattura, il processo, la detenzione e l'eliminazione delle streghe. Si discute di quanta fiducia si debba riporre nelle dichiarazioni dei testimoni, che frequentemente accusano per invidia e malizia; tuttavia gli autori considerano i pettegolezzi pubblici sufficienti a condurre una persona al processo e trovano che, anzi, una difesa troppo vigorosa da parte del difensore è prova del fatto che anche quest'ultimo è stregato. Il manuale fornisce indicazioni su come evitare che le autorità siano soggette alla stregoneria e rassicura i lettori sul fatto che, in quanto rappresentanti di Dio, i giudici sono immuni dai poteri delle streghe. Ampio spazio è dedicato all'illustrazione di tecniche di estorsione delle confessioni e alla pratica della tortura durante gli interrogatori: in particolare è raccomandato l'uso del ferro infuocato per la rasatura dell'intero corpo delle accusate, al fine di trovare il famoso stigma diaboli, che ne proverebbe la colpevolezza.

La posizione della Chiesa

Pieter van der Heyden da Pieter Brueghel il Vecchio, San Giacomo nell’antro del mago Ermogene, 1565, Amsterdam, Rijksmuseum.

Pieter van der Heyden da Pieter Brueghel il Vecchio, San Giacomo nell’antro del mago Ermogene, 1565, Amsterdam, Rijksmuseum.

Il trattato si apre con la riproduzione della bolla papale Summis desiderantes affectibus, emanata nel 1484 da Innocenzo VIII. La bolla assegnava ai frati domenicani Heinrich Kramer e Jacob Sprenger pieni poteri in alcune regioni della Germania per svolgere incontrastati la loro opera di inquisitori contro il delitto di stregoneria, associata al satanismo. Il Malleus Maleficarum è introdotto da una Approbatio attribuita a una commissione di teologi dell'Università di Colonia, che si è rivelata un falso prodotto con la connivenza di un notaio compiacente, che all'epoca contribuì a dare al trattato l'imprimatur di opera teologicamente ineccepibile. Il cattolicesimo non era compatto nei confronti della stregoneria prima di questo trattato: alcuni dubitavano dell'esistenza delle streghe, ritenendo tali credenze delle mere superstizioni; altri invece credevano nelle possibilità soprannaturali di maghi, streghe e stregoni, poteri donati dal diavolo.

I due frati protagonisti del Malleus rimproverano aspramente tutti coloro, soprattutto religiosi, che minimizzano le credenze popolari reputandole superstizioni, mettendo a tacere il dissenso fin dalle primissime righe. Anche se il trattato non fu mai adottato ufficialmente dalla Chiesa cattolica, è altrettanto vero che non venne inserito neanche nell'indice dei libri proibiti, come, ad esempio, il Manuale dell'inquisitore di Eliseo Masini, o la successiva Démonomanie des Sorciers di Jean Bodin. Riscosse i consensi della quasi totalità degli inquisitori e di autorevoli ecclesiastici, nonché di giudici dei tribunali, tanto che ne vennero pubblicate trentaquattro edizioni e oltre trentacinquemila copie impresse anche in edizione tascabile. La sua immediata e durevole popolarità contribuì a scalzare l'autorevolezza di un precedente testo di riferimento per i casi di stregoneria, l'antico Canon episcopi, datato secoli prima, che comunque non risultava rilevante ai fini della caccia alle streghe. ll Malleus Maleficarum rimase, fino alla metà del XVII secolo, il più consultato manuale sulla caccia alle streghe, sia da parte degli inquisitori cattolici, sia dei giudici protestanti, poiché spiega proposizione per proposizione come comportarsi in ogni singola occasione. Nonostante l'enorme popolarità dell'opera, la sua credibilità e diffusione subirono un brusco arresto, quando l'Europa conobbe tra il 1520 e il 1560 un periodo di stasi nella caccia alle streghe, tanto che in alcune zone, fra cui possono citarsi i territori germanici, i processi diminuirono, per ragioni mai del tutto chiarite.

Gli storici propendono per tre motivi fondamentali: lo scetticismo delle classi colte e la posizione degli umanisti, che con le opere di Erasmo da Rotterdam, Andrea Alciato, Pietro Pomponazzi e Agrippa von Nettesheim cercarono di dimostrare che la magia non era necessariamente correlata con il satanismo, ma obbedisse a leggi naturali; lo spostamento dell'attenzione delle autorità ecclesiastiche verso la questione della Riforma protestante; il progressivo passaggio della competenza giurisdizionale dal clero al braccio secolare. La nuova situazione portò a una perdita d'interesse per i trattati quattrocenteschi, tanto che il Malleus Maleficarum non ebbe alcuna ristampa tra il 1521 e il 1576. L'opera tornò ad avere grande impatto dopo il 1580, quando fu nuovamente ristampata assieme ad altri testi affini, dovendo la rinnovata fortuna anche alle basi teoriche poste da Thomas Erastus e Jean Bodin, che dettero nuovi incentivi alla caccia alle streghe.

L'influenza del Malleus Maleficarum nell'arte contemporanea

Il Malleus Maleficarum non è solo un documento storico, ma un archetipo dell'oppressione. L’arte contemporanea lo cita, lo distorce, lo smonta, lo riscrive. In un’epoca in cui si torna a parlare di corpi controllati, di diritti negati, di sapere represso, l’ombra lunga del Malleus torna a essere un terreno fertile per l’immaginazione critica. Mentre il trattato nasceva con l'obiettivo di annientare la diversità, oggi l’arte la celebra come forma di resistenza e rinascita.

L'immaginario di corpi femminili stigmatizzati, paure collettive, feticismo religioso e repressione del sapere autonomo — è stato ripreso, decostruito e reinterpretato da molte artiste e artisti contemporanei. Non è un caso che molte artiste femministe, a partire dagli anni ’60 e ’70, hanno riscoperto il simbolo della "strega" come figura contro-egemonica. In opposizione alla narrazione del Malleus, la strega è stata riletta come guaritrice, scienziata, ribelle, donna autonoma. Opere di artiste come Mary Beth Edelson in Some Living American Women Artists (1972), Judy Chicago in The Dinner Party (1979), la produzione di Ana Mendieta, che ha incorporato rituali e spiritualità legati alla terra e al corpo o quella di Kara Walker, che affronta con taglio allegorico e inquietante la violenza storica, mostrano come l’eredità del Malleus sia ancora attiva come materia di confronto e resistenza. Anche l'artista statunitense Kiki Smith ha affrontato più volte il tema del corpo femminile vulnerabile, sacralizzato, martirizzato o espulso dal potere. Le sue sculture e disegni rimandano a una dimensione quasi liturgica, dove la materia organica e la sofferenza diventano testimonianza e memoria del trauma. In molte delle sue opere si avverte l’eco delle iconografie persecutorie evocate nel Malleus, ma rovesciate in un gesto poetico e di liberazione. Nelle pratiche queer e decoloniali, la figura della strega torna come simbolo di fluidità, metamorfosi e resistenza ai dispositivi di controllo. Artisti come Juliana Huxtable, Maya Deren o Candice Lin, hanno rielaborato mitologie magiche e coloniali usando simboli esoterici, eretici o alchemici per costruire nuove narrazioni e linguaggi oltre il patriarcato, oltre l’Occidente, oltre la norma.

Virginie Rebetez e la sua indagine contemporanea

Uno degli scatti che compongono la ricerca di Virginie Rebetez, pubblicati nel volume fotografico "Malleus Maleficarum" © Virginie Rebetez

Uno degli scatti che compongono la ricerca di Virginie Rebetez, pubblicati nel volume fotografico "Malleus Maleficarum" © Virginie Rebetez

Quella di Virginie Rebetez è un'indagine fotografica su medium e guaritori, comuni nella regione cattolica di Friburgo e ben radicati nella cultura. L'artista ha imparato a conoscere la loro identità e la loro pratica, collocandoli in un più ampio contesto storico di caccia alle streghe. Il suo Malleus Maleficarum è uno sforzo ambizioso e audace di esplorare lo spazio tra visibile e invisibile, di immaginare e riconsiderare la storia in modo nuovo. Il passato viene introdotto attraverso la figura di Claude Bergier, accusato di stregoneria e bruciato sul rogo nel 1628, a Friburgo. Rebetez riporta in vita Bergier interrogando i medium su di lui, organizzando letture medianiche, costruendo quindi ponti tra persone e luoghi, separati dal tempo e dallo spazio. L'indagine dell'artista contemporanea si è tradotta in un libro inaspettatamente personale e intimo, che riflette sulla vita e abbraccia l'ignoto, e allo stesso tempo spinge con coraggio le capacità del linguaggio fotografico di rappresentare la realtà e oltre.

In copertina: Pieter Bruegel il Vecchio, Margherita la pazza, 1563, olio su tavola, 115 x 161 cm, Museo Mayer van den Bergh, Anversa.

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