Asia Graziano
cover Gabriele Münter: l'espressionista dimenticata che salvò dalla distruzione nazista le opere di Kandinsky

Gabriele Münter: l'espressionista dimenticata che salvò dalla distruzione nazista le opere di Kandinsky

La recente riscoperta della pittrice che nascose dalla furia nazista le tele di Wassily Kandinsky, di cui fu compagna e collega
30 set 2025
7'

La protagonista ritrovata dell'Espressionismo

Gabriele Münter, Il lago, 1908, olio su cartone, 49,3 × 65,3 cm © VG Bild-Kunst, Bonn.

Gabriele Münter, Il lago, 1908, olio su cartone, 49,3 × 65,3 cm © VG Bild-Kunst, Bonn.

Quando ci si occupa del Der Blaue Reiter, il movimento d’avanguardia tedesco nato nel 1911, il primo nome che viene in mente è Wassily Kandinsky. Ma dietro (e accanto) a quel Cavaliere Azzurro che galoppa verso l’astrazione, c’era anche Gabriele Münter (Berlino, 19 febbraio 1877 – Murnau am Staffelsee, 19 maggio 1962): pittrice, innovatrice, fondatrice, custode spesso dimenticata dalla narrazione ufficiale, come è accaduto anche per la collega Paula Modersohn-Becker. Eppure, cosa ancora più paradossale, senza Münter, oggi probabilmente non conosceremmo molti dei capolavori di Kandinsky. Fu infatti proprio la pittrice a salvati dalla distruzione durante il nazismo, nascondendoli con determinazione nella sua casa di Murnau. La sua azione conservativa inoltre, riguardò anche la catalogazione e archiviazione. Più che musa, fu collega alla pari, complice e pioniera. Solo negli ultimi trent’anni l'artista ha ricevuto una piena rivalutazione come pittrice, disegnatrice e fotografa, al di là della sua celebre relazione con Kandinskij, durata dal 1902 al 1914. Come molte altre colleghe della sua epoca, ma anche del passato, era suo malgrado ben consapevole del fatto che la sua condizione di genere la ponesse in svantaggio: «Agli occhi di molti sono stata solo un’appendice insignificante […] Che una donna possa avere un talento autonomo e sia un essere creativo, lo si dimentica volentieri.» Fu una donna che, tra Ottocento e Novecento, seppe condurre una vita libera e dinamica, riuscendo a ritagliarsi con determinazione un ruolo significativo in un contesto artistico ancora fortemente dominato dagli uomini — pur senza ottenere il riconoscimento che le sarebbe spettato. Oggi le sue opere raggiungono quotazioni di centinaia di migliaia di euro, ma negli anni Cinquanta era ancora indicata semplicemente come un’allieva di Kandinskij, e nessun museo pubblico possedeva suoi lavori. Il suo talento, però, non fu mai represso: anzi, fu sostenuto fin dall’inizio dalla comprensione e dall’appoggio della famiglia, che le consentì di formarsi attraverso lezioni private e corsi d’arte accessibili anche alle donne. Nata a Berlino nel 1877 in una famiglia benestante e progressista, Münter ebbe il raro privilegio — per una donna dell’epoca — di poter scegliere la propria strada. Dopo la perdita dei genitori, partì per un viaggio negli Stati Uniti dove rimase per due anni, vivendo da donna indipendente in Texas, Missouri e Arkansas. Per poi partire alla volta dell'Europa, dove si iscrisse alla Phalanx School di Monaco, una scuola d’arte progressista dove avvenne l'incontro con Kandinsky. Assieme al compagno, Alexej Jawlenskij, Marianne von Werefkin e Alfred Kubin, Münter fu cofondatrice nel 1909 della Nuova Associazione degli Artisti di Monaco. L’anno precedente aveva avuto la sua prima mostra personale a Colonia e aveva annotato la propria svolta verso l’Espressionismo: «Ho fatto un grande balzo in avanti, dalla pittura più o meno di impronta impressionista all’astrazione». Gabriele Münter era un’artista pienamente consapevole, curiosa, intellettualmente attiva, influenzata da Gauguin, van Gogh, Matisse, ma sempre alla ricerca di un linguaggio personale. Insieme a Kandinsky, Franz Marc, August Macke e altri, Münter diede vita al movimento che cercava nell’arte un’espressione spirituale, capace di andare oltre il visibile. Il gruppo si ispirava a un'arte “primitiva”, autentica, con particolare attenzione alla musica, ai simboli, ai colori come strumenti di introspezione. Münter contribuì in modo determinante allo sviluppo del movimento, anche attraverso una pratica artistica innovativa, come l’uso del vetro dipinto sul retro (Hinterglasmalerei), tecnica antica che lei fu tra le prime a riscoprire e rilanciare in chiave moderna.

Il paesaggio come specchio dell'anima

Gabriele Münter, Il lago blu, 1954 , Linz, Lentos Museum.

Gabriele Münter, Il lago blu, 1954 , Linz, Lentos Museum.

Nel 1909 Gabriele acquistò una casa a Murnau am Staffelsee, piccolo villaggio bavarese che divenne il suo rifugio e il fulcro della sua produzione. Qui dipinse paesaggi intensi, che sono diventati il suo tratto distintivo e le sue opere più peculiari. Non a caso infatti chi conosce la Münter la conosce proprio grazie ai suoi paesaggi, molti dei quali dipinti proprio a Murnau. Questi scorci paesaggistici non sono esattamente naturalistici: l’interesse della pittrice non riguardava la riproduzione più realistica possibile, anzi. In linea con gli intenti del movimento Espressionista, il paesaggio diventa per l'artista l’elemento naturale attraverso cui rappresentare il proprio io interiore: sentimenti, paure, sogni e angosce. Colori brillanti — blu, gialli, verdi acidi, rosa — non descrivono, ma esprimono. A Murnau la pittrice sviluppa uno stile autonomo, fatto di forme semplificate, linee marcate, colori psicologici. Le sue opere di questo periodo trasudano una forza silenziosa: non vogliono strabiliare o stupire, ricercano piuttosto l'emozione.

Oltre Kandinsky

Gabriele Münter, Kandinsky ed Erma Bossi a tavola, 1909 circa, olio su tela, Museo del castello di Murnau, Inv. 7370 © Museo del Castello di Murnau, Foto: Nikolaus Steglich, Starnberg.

Gabriele Münter, Kandinsky ed Erma Bossi a tavola, 1909 circa, olio su tela, Museo del castello di Murnau, Inv. 7370 © Museo del Castello di Murnau, Foto: Nikolaus Steglich, Starnberg.

Gabriele Münter nel corso della sua carriera come pittrice ritrae Wassily Kandinsky in più occasioni, anche se probabilmente la più celebre rimane quella mentre conversa con l’artista Erma Bossi. La scena si svolge nella sala da pranzo della casa di Münter a Murnau e rappresenta, per la pittrice, una nuova declinazione della ritrattistica d’interni. Dopo le vedute urbane e i paesaggi realizzati tra il 1908 e il 1909, anche lo spazio domestico diventa per lei un’importante fonte di ispirazione. In quel periodo, Münter aveva appena trascorso del tempo con Kandinsky a Murnau, dove dipingeva e discuteva intensamente di arte insieme agli amici. L'impressione è quella di una lezione-conversazione informale sull'arte, lo si deduce dal modo di fare disinvolto e didattico di Kandinsky e l’ascolto attento e partecipe di Bossi che restituiscono l’atmosfera creativa di quei giorni. Il dipinto realizzato da Münter documenta i principi artistici che andavano allora maturando. La composizione, fortemente stilizzata, si concentra su forme essenziali e utilizza colori vivaci e contrastanti, applicati su una superficie piatta. Con questa scelta stilistica, Münter raggiunge l’obiettivo che lei stessa aveva descritto nel 1908: superare la pittura impressionistica della natura per arrivare a esprimere i sentimenti, fino all’astrazione e alla sintesi visiva. Sebbene il dipinto appaia eseguito con spontaneità, fu preceduto da numerosi studi preparatori. L’opera, risalente al 1909 circa, colpì profondamente sia Kandinsky che Franz Marc. Per non doverla cedere, Münter ne realizzò una seconda versione nel 1912, oggi conservata presso la Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco di Baviera. L’atmosfera rurale di Murnau rifletteva il bisogno di autenticità e di ritorno all’essenziale condiviso da questi artisti. Come mostra il dipinto, i principi estetici si traducevano anche nel loro stile di vita: Kandinsky indossa abiti rustici, mentre sulle pareti della stanza, arredata con semplicità, compaiono statuette religiose e pitture su vetro rovesciato. Queste ultime, con la loro essenzialità formale e i colori brillanti, influenzarono profondamente Kandinsky e Münter, al punto da spingerli a sperimentare anche quella tecnica. Questo dipinto rappresenta dunque un’opera chiave nel percorso artistico di Gabriele Münter, testimoniando una fase fondamentale dell’espressionismo legato all’esperienza di Murnau. La rottura con Kandinsky nel 1917, che sposò un’altra donna, lasciò Münter in una crisi personale e artistica. Per un periodo smise di dipingere. Ma non smise mai di custodire: non solo le opere, ma anche lo spirito dell’avanguardia. Negli anni Trenta e Quaranta, quando l’arte moderna veniva etichettata come “degenerata” e perseguitata dal regime nazista, fu lei a salvare centinaia di opere del Blaue Reiter. Le nascose, le proteggeva, con coraggio e ostinazione. Solo negli anni Cinquanta la sua arte ricevette i primi riconoscimenti ufficiali. Nel 1956 vinse il Premio della cultura della città di Monaco, e nel 1962, poco prima della sua morte, donò l’intera collezione alla Städtische Galerie im Lenbachhaus: 90 oli di Kandinsky, 330 opere su carta, e una parte fondamentale della storia dell’arte europea.

La svolta nel 2023

Gabriele Münter, Ragazza addormentata, marrone, blu, 1934 © VG Bild-Kunst, Bonn 2022.

Gabriele Münter, Ragazza addormentata, marrone, blu, 1934 © VG Bild-Kunst, Bonn 2022.

Nel 1912 l’artista fu cofondatrice del gruppo del Cavaliere Azzurro: «Stupisce quindi che le opere di Münter siano finora rimaste perlopiù confinate in mostre sull’Espressionismo tedesco e in particolare sul Cavaliere Azzurro», come afferma Hans-Peter Wipplinger, direttore del Leopold Museum, che per la prima volta in Austria propose dal 20 ottobre al 18 febbraio una retrospettiva incentrata sull’artista: «Un desiderio che coltivavamo da un decennio e di cui siamo felici, visto che con le sua composizioni di forme e colori, semplicità e armonia, le sue opere sono vere e proprie icone dell’Espressionismo tedesco e dato che la sua evoluzione artistica coincide in larga misura con gli sviluppi del Modernismo europeo». Ben 140 opere, provenienti da istituzioni pubbliche e numerose collezioni private, hanno raccontato in 12 sezioni tematiche la ricca versatilità stilistica di Gabriele Münter, la sua instancabile propensione alla sperimentazione e l’evoluzione delle diverse fasi della sua carriera artistica: dai primi paesaggi di matrice impressionista, fino alla piena adesione all’espressionismo e, successivamente, all’avvicinamento alla Nuova Oggettività. La mostra, curata da Ivan Ristić con la consulenza di Annegret Hoberg – tra i maggiori studiosi dell’opera di Münter – è realizzata con il sostegno della Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco e della Fondazione Gabriele Münter – Johannes Eichner, intitolata all’artista e al suo ultimo compagno di vita.

In copertina: Gabriele Münter, Colazione degli uccelli, 1934, Humlebæk, Louisiana Museum of Modern Art. Dettaglio.

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