
Eileen Gray: la designer che sognava di fare l'architetta
Eileen Gray muove i suoi primi passi come pittrice
Eileen Gray, abbreviazione del più complesso e altisonante Kathleen Eileen Moray Gray (Enniscorthy, 9 agosto 1878 – Parigi, 31 ottobre 1976), nacque in una famiglia ricca e aristocratica nel sud est dell'Irlanda, come la più giovane di cinque figli. I suoi genitori, di origini scozzesi, in particolare il padre, pittore dilettante, la incoraggiarono ad abbracciare la sua inclinazione per le arti. La Gray iniziò dunque a muovere i primi passi nella pittura. Insieme alla famiglia, viaggerà molto, sarà in Italia e in Svizzera e parteciperà a sessioni di pittura dal vivo che ebbero grande importanza nella sua maturazione stilistica. Grazie a suo padre, a vent'anni, nel 1898 poté frequentare la Slade School of Fine Art, dove proseguì lo studio della pittura. Fu una delle prime studentesse ammesse a studiare nell'istituzione e, nel corso degli studi, conobbe Jessie Gavin e Kathleen Bruce. Nel 1900, anno della morte del padre, Eileen Gray si recò per la prima volta a Parigi insieme alla madre, qui poté visitare l'Esposizione Universale, potendo ammirare lo stile Art Nouveau, linguaggio dominante dell'epoca, da cui comunque poi prenderà le distanze. L'incontro con la capitale francese sarà di grande impatto per la giovane Gray, che folgorata dal vivace ambiente culturale e artistico di Parigi decise di trasferirsi in città, studiando all'Académie Julian e all'Académie Colarossi, alternandosi per i cinque anni successivi, tra Parigi, Londra e l'Irlanda.
La svolta come designer

La galleria che Eileen Gray apre a Parigi, in Rue du Faubourg Saint-Honoré, con lo pseudonimo maschile Jean Desert.
Nel 1905 sua madre si ammala ed Eileen rientra a Londra, riprendendo gli studi alla Slade. In questo periodo, la sua attività di disegnatrice e pittrice subisce una battuta d'arresto o meglio un cambio di direzione. Frequentando un negozio di Soho, Eileen cominciò a interessarsi di mobili laccati, cercando di impadronirsi delle tecniche della laccatura. Nel 1906 tornò in Francia e conobbe il giapponese Seizo Sugawara, maestro dei lavori in lacca, originario da un'area del Giappone famosa proprio per questo tipo di artigianato. Sugawara la istruirà a questa tecnica, assolutamente preclusa agli occidentali e che si caratterizza per una tempistica molto dilatata: la lacca ha infatti tempi di asciugatura lunghissimi. La società e come suo specchio, le arti e la produzione, stava andando in direzione del lavoro in serie, dell'impiego sempre più presente delle macchina e dell'ottimizzazione e velocizzazione dei processi. Questa tecnica si poneva dunque, in assoluta controtendenza con la contemporaneità di Eileen, evidenziando la sua indole anticonformista e rivoluzionaria. Ritornata a Parigi, nel primo dopoguerra, fu incaricata di decorare un lussuoso appartamento in rue de Lota. Disegnò personalmente i tappeti e le lampade per la casa, facendo costruire mobili e decorando le pareti con pannelli laccati di sua mano. Molti critici d'arte lodarono il suo design, riconoscendolo come particolarmente innovativo. Eileen Gray aprì una piccola galleria a Parigi in Rue du Faubourg Saint-Honoré per esporre i suoi lavori. La sua incredibile modernità come designer e artista, si rifletteva anche sul suo modo di vivere, libero da condizionamenti sociali. Eileen era apertamente bisessuale e negli anni venti frequentò assiduamente i circoli lesbici dell'avanguardia parigina insieme a Romaine Brooks, Gabrielle Bloch, alla cantante Damia, con cui ebbe una relazione, e a Natalie Barney.
Nel 1923 Eileen disegnò una stanza da letto-boudoir esponendola al Salon des Artistes Décorateurs, ma le recensioni furono terribili, in quanto la stanza era priva di finestre. Si caratterizzava di paraventi che modulavano il rapporto luci-ombre nell'ambiente, all'insegna della privacy e della protezione da fattori di disturbo esterni. Il progetto, ancora una volta, lontano dai canoni dell'epoca e dalla ricerca di luce diretta che caratterizzava le pratiche di architettura e design del momento, fu però lodato e apprezzato dagli olandesi di De Stijl. Inviò dei suoi contributi al Salon d'Automne che vennero unanimemente lodati dagli architetti Gropius, Le Corbusier e Robert Mallet-Stevens. Fu in questo periodo che decise di specializzarsi in architettura d'interni e design, divenendo lentamente un'apprezzata rappresentante delle tendenze moderniste nell'arredamento. Dopo la fine della frequentazione con Damia, Eileen incontrò il giornalista e architetto rumeno Jean Badovici. Fino al 1932, i due ebbero una relazione amorosa e un'intensa collaborazione professionale, che li vede autori di una delle ville più iconiche di sempre: la E10127 sul litorale francese.
La poltrona più costosa al mondo, che stregò anche Yves Saint Laurent

La poltrona Dragons disegnata da Eileen Gray, nella tenuta Pierre Berge e Yves Saint Laurent © Foto Jean-Luc LUYSSEN/Gamma-Rapho.
La poltrona che ha raggiunto il valore più alto mai battuto all'asta - oltre 31.000 dollari - fu acquistata dal mercante d'arte parigino Cheska Vallois, che poi la vendette a Yves Saint Laurent nel 1973. Saint Laurent aveva già acquistato Le Destin di Gray, un paravento laccato a quattro pannelli, l'anno prima, una vendita che aveva rivitalizzato l'interesse per il suo lavoro. Ciò coincise con la prima retrospettiva del suo lavoro, dal titolo, "Eileen Gray: Pioneer of Design", che si tenne a Londra, seguita da un'altra mostra a Dublino nel 1973.
Nel febbraio 2009, la tenuta di Yves Saint Laurent e del suo partner Pierre Berge è stata messa all'asta a Parigi, raggiungendo l'incredibile cifra di 373 milioni di euro per le loro opere d'arte, mobili, oggetti decorativi e altro ancora. I primi tre articoli più costosi venduti sono stati una natura morta di Matisse, una scultura di Brancusi e una poltrona Eileen Gray. Sebbene i primi due siano articoli di artisti dai nomi familiari, Eileen Gray, la designer di origine irlandese, era certamente poco conosciuta al grande pubblico. L'incarico di svolta della sua carriera arriva nel 1917 quando Madame Juliette Mathieu-Levy, modista del marchio di cappelli Suzanne Talbot, la assunse per decorare il suo appartamento nel 16° arrondissement a Parigi. L'appartamento è stato descritto nell'edizione del 1920 di «Harper's Bazaar» che lo ha definito "completamente moderno anche se c'è molto sentimento per l'antico". Gray ha ridisegnato l'appartamento in stile Art Déco e presentato alcuni dei suoi più noti design di mobili, come la sedia Bibendum, ispirata all'Omino Michelin, il divano letto Pirogue e la poltrona Dragons.
La poltrona è una sintesi di molte delle prime ispirazioni della Gray. Quando iniziò a lavorare alla sedia nel 1917, aveva lavorato con la vernice per oltre 15 anni. Questo pezzo lo ha laccato a mano e in seguito ha trascorso giorni a lucidarlo. Il drago nella cultura cinese è la creatura di rango più alto ed è associato all'imperatore e quindi al potere e alla fortuna. I due braccioli della sedia sono formati da draghi stilizzati in legno laccato, unendo antichi principi cinesi ad una visione moderna. Rimase nell'appartamento per cui era stata concepita fino al 1971, quando iniziarono i passaggi di proprietà inizialmente ricostruiti.
La villa della discordia

E-1027, la Villa progettata da Eileen Gray, in collaborazione con il compagno Jean Badovici, sul litorale della Costa Azzurra, nei pressi di Roquebrune-Cap-Martin. © Foto di Bernard Touillon per Domus.
All'epoca di Eileen non esistevano donne che si occupassero di architettura. Lei sarebbe stata la prima in assoluto, per questo inizialmente fu titubante nell'assecondare questa propensione, già sviluppata con successo attraverso l'architettura di interni. Incoraggiata da Jean Badovici, di cui nel progetto, questo resta il merito maggiore, nel 1924 cominciarono a lavorare insieme a una casa sul mare a Roquebrune-Cap-Martin, vicino a Monaco, battezzandola E-1027. Il nome scelto è un codice che si riferisce alle iniziali dei due architetti: E = Eileen, 10 = Jean, 2 = Badovici, 7 = Gray. La casa appare come una sorta di transatlantico arenato sulla costa frastagliata e terrazzata del litorale francese. Eileen Gray ne disegnò il mobilio con criteri d'avanguardia, collaborando anche con Badovici nell'elaborazione delle strutture dell'edificio. Il tavolo circolare e la tondeggiante poltrona Bibendum furono ispirati dai coevi esperimenti Bauhaus di Marcel Breuer con le strutture d'acciaio tubolari. Alla fine degli anni venti e all'inizio dei trenta, la Gray entrò nell'Union des Artistes Modernes, ma al tempo stesso cominciò a ritirarsi dalla vita pubblica e ad essere sempre meno attiva socialmente. Dopo un paio di anni trascorsi insieme a Badovici nella villa, Eileen lascia l'architetto e decide di abbandonare anche la casa, spostandosi non di troppo però. Progettò e costruì per sé l'abitazione Tempe à Pailla, poco distante dalla loro E-1027. Nel corso di questi anni, continua ad alimentare la sua passione per la disciplina: studia architettura per quattro anni, quasi reclusa nel nuovo guscio che si è progettata, in autonomia, per la maggior parte del tempo. Nel 1937 accettò, nonostante le vicissitudini, di assistere Le Corbusier nell'allestimento del suo padiglione all'Esposizione di Parigi.
I murales non autorizzati (e non graditi) di Le Corbusier

La parete d'ingresso, originariamente completamente bianca, appare ancora oggi connotata dai coloratissimi murales che Le Corbusier concepì ed eseguì nella villa, progettata dalla Gray e da Badovici. © Foto di Bernard Touillon per Domus.
Le Corbusier intratteneva un rapporto di amicizia con Badovici, che in quanto giornalista di settore, aveva ampiamente promosso il suo lavoro. Il celebre architetto rimase incredibilmente impressionato dalla casa progettata da Gray in collaborazione con Badovici, che costruì a sua volta una casa estiva, a meno di 20 metri di distanza dalla villa E-1027, il famoso "cabanon". La costruzione era così vicina alla villa da infastidire la Gray, ma pare che l'architetto avesse sviluppato una tale fissazione da volerla osservare dal suo luogo di ritiro. Non soddisfatto, nel 1939, quando la coppia si era ormai separata e la Gray aveva lasciato l'abitazione, mentre era ospite di Badovici, Le Corbusier colse l'occasione per realizzare sulle pareti immacolate della E-1027 una serie di otto murales alludenti alla bisessualità della designer. L'atto, chiaramente denigratorio, fu eseguito in un nudo integrale che si premurò di fare immortalare (oggi una delle più note foto di Le Corbusier). La Gray rimase estremamente ferita dall'atto vandalico sia per le offese sessiste in esso contenute che per l'aggressione all'opera che essa aveva costruito con estrema perizia per se stessa e l'amato, perciò decise di non rientrare più nella E-1027, neanche dopo la morte di Badovici.
Grazie al lavoro di ricerca e divulgazione della storica dell'architettura Beatriz Colomina, la verità sulla creazione della villa e sugli interventi che ne hanno modificato l'aspetto, è stata ristabilita. Anche nel settore, a lungo si è ritenuto che la villa fosse stata realizzata da Le Corbusier, che aveva apposto la sua firma negli interni e che non smentì mai, anzi contribuì ad alimentare, le voci che lo volevano creatore della struttura. Colomina interpreta il gesto quasi come un caso psichiatrico: pare che "Le Corbusier voglia marcare il territorio, come un cane che fa la pipì agli angoli della strada, voglia far prevalere la sua figura cancellando quella di lei, riempiendo un salotto bianco con dei disegni colorati, mettendo la sua firma in uno spazio che non gli appartiene". Sull'episodio, per lungo tempo dimenticato, si è fatto luce soprattutto a seguito del film The price of desire del 2015 e il documentario Eileen Grey - The House by the Sea del 2024, oltre che alla riapertura della villa e alle visite guidate alla struttura, in seguito dei restauri nel medesimo anno.
La E-1027 resta comunque legata a doppio filo a le Corbusier che, proprio come in uno scherzo del destino, morì nel 1965, mentre stava nuotando nei pressi della E-1027. Proclamata Monumento Nazionale dallo Stato Francese, la Villa, che versava in stato di completo abbandono, è stata recentemente restaurata ed è oggi visitabile. Sono ancora in corso i lavori di restauro del piano terra, che ospitava cucina, stanza della domestica e stanza per gli ospiti.
In copertina: il salotto della villa E-1027, progettata e arredata da Eileen Gray, in collaborazione con Badovici. © Foto di Bernard Touillon per Domus.
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