
Aubrey Beardsley: leggenda in soli 7 anni
L'illustratore inglese dell'erotico in bianco e nero

Aubrey Beardsley, Un lamento platonico da Salomé.
L'artista è noto al grande pubblico soprattutto per le sue illustrazioni erotiche in bianco e nero realizzate alla fine del XIX secolo. I suoi disegni più famosi includono le illustrazioni per due capolavori letterari: La Morte d'Arthur di Malory e Salomè di Oscar Wilde. Nonostante una breve vita e una carriera artistica di soli 7 anni fu uno degli artisti più noti del suo tempo e una figura di spicco dell'Art Noveau. Nato a Brighton nel 1872, sin da piccolo si dimostra un prodigio artistico e musicale. Tuttavia l'aspettativa di vita di Beardsley era breve e incerta. All'età di sette anni contrae infatti la tubercolosi, malattia invalidante che lo costringe a lunghi periodi a letto. L'impatto di questa malattia sull'infanzia dell'artista è esplicitata anche dall'Autoritratto a letto (1894), realizzato in età adulta. Il disegno a inchiostro raffigura un bambino piccolo e indifeso che sembra perdersi nell'enorme letto che lo ospita mentre un'iscrizione in francese recita: "Per gli dei non tutti i mostri sono in Africa". Una citazione che rappresenta non solo un riferimento alla sua lotta contro la tubercolosi ma già lascia intendere una certa propensione per il grottesco e il macabro.
“Ho un solo obiettivo: il grottesco. Se non sono grottesco non sono niente”, recita un celebre motto dell'enfants terribles dell'Art Noveau.
Nel 1891, all'età di 19 anni, Beardsley accompagna sua sorella nello studio del pittore e illustratore Sir Edward Burne-Jones a cui mostra disegni e schizzi. Profondamente colpito dall'evidente talento e immaginazione del giovane, Burne-Jones raccomanda Beardsley alla Westminster School of Art. Sir Edward Burne-Jones non è l'unico a notare Beardsley. Entro un anno dall'iscrizione alla scuola d'arte, il giovane artista riceve, quindi, un'offerta dall'editore Joseph Dent per illustrare l'epopea di Sir Thomas Malory, La morte di Artù (1893-1894). I disegni che realizza uniscono in una chiave inedita forme e pose classiche a composizioni complesse tipiche dell'arte preraffaellita, motivi decorativi, la bidimensionalità piatta e l'erotismo delle stampe Ukiyo e giapponesi con un peculiare focus sulla morte e il decadimento. Il suo primo grande incarico lavorativo diventa l'occasione per investire la saga arturiana di un’estetica gotica e visionaria, in grado di alternare misticismo e sensualità. Le figure, spesso trasparenti o scolpite nel vuoto, evocano un Medioevo rielaborato e interiorizzato, più personale e intimo, che storico e documentato.
L'incontro con Oscar Wilde

Aubrey Beardsley, Premio per la danzatrice da Salomè.
Le illustrazioni per La morte di Artù lo rendono celebre e gli permettono di entrare in contatto con un altro esponente provocatorio del periodo: Oscar Wilde, dalla collaborazione tra i due nasce uno dei lavori più famosi di Beardsley, le illustrazioni per il romanzo Salomè (1894). Il lavoro sarà fortemente criticato per la presenza di scene erotiche, figure macabre e deformate, candele falliche, femme fatales e fiori bevitori di sangue. Molte immagini vengono condannate come oscene o non attinenti alla trama. Tra i detrattori si inserisce perfino l'autore, lo stesso Wilde, che teme che la potenza delle immagini possa surclassare quella del romanzo stesso. Entrambi furono al centro di speculazioni e accuse di omosessualità. L'amicizia di Beardsley con Oscar Wilde, sebbene all’inizio abbia dato slancio alla sua carriera, si rivela tumultuosa, tanto da costare a Beardsley la sua posizione di editore artistico per The Yellow Book (1894-1895), un'importante rivista dell’epoca. Nel suo breve lavoro per la rivista, Beardsley manifesta chiara aderenza alle nozioni preraffaellite di desiderio represso oscurando il confine tra arte e oscenità e sfidando direttamente la morale vittoriana. In seguito Beardsley viene assunto da Leonard Smithers per fondare la rivista The Savoy dove le sue illustrazioni divengono ancora più esplicitamente pornografiche, ritraendo la sessualità femminile, i falli e la masturbazione, ne è un chiaro esempio la Lisistrata di Aristofane (1896): rivoluzionaria, in un momento in cui si pensa che le donne non provino alcun desiderio sessuale. Il suo ultimo lavoro pare sia stato Under the Hill (1896-1897): adattamento libertino della leggenda di Tannhäuser. Quest’ultimo rimase incompiuto a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute. Negli ultimi anni, studi emergenti, promossi dalla Aubrey Beardsley Society (AB2020), hanno approfondito aspetti come il simbolismo queer nella sua produzione e la rilettura della sua ultima fatica, il romanzo erotico incompiuto "Under the Hill", pubblicato integralmente per la prima volta proprio nel 2020. La sua malattia degenera in modo sempre più grave: ritiratosi a vivere in Costa Azzurra, Beardsley muore a Menton il 16 marzo 1898, all'età di 25 anni.
L'erotismo e il grottesco sfidano la morale vittoriana

Aubrey Beardsley, Lisistrata, 1896.
La carriera artistica di Aubrey Beardsley ha avuto un notevole impatto nonostante la sua brevità. Nei sette anni di attività prima di morire a causa della tubercolosi, diventa uno degli artisti più controversi del suo tempo. L'eleganza lineare dei suoi disegni, unita al bizzarro senso dell'umorismo e al fascino dell'artista per il grottesco e il tabù, incuriosiscono e allo stesso tempo disgustano il pubblico vittoriano. La fascinazione per il grottesco emerge in molti dei suoi lavori migliori. Si guardi, ad esempio, uno dei suoi primi disegni di maggior successo, intitolato Il bacio di Giuda, in cui un nano grassottello bacia il braccio di una bella fanciulla. Grandi aree sono delimitate da semplici e fluidi tratti di penna; la pozza di nero che compone il vestito della fanciulla ha una profondità apparentemente infinita. A spezzare questa pozza c'è il corpo bianco e nudo del Giuda, delineato con pochi tratti, cherubinamente innocente dall'ombelico in giù e decisamente minaccioso sul viso e sulla testa. Le sue illustrazioni comprendono caratteristiche dell'estetismo, della decadenza, del simbolismo e, più apparentemente, dell'Art Nouveau. Le stampe hanno permesso al suo lavoro di essere facilmente riprodotto e dunque di trovare ampia diffusione. La diabolica bellezza delle sue opere e la sua notevole presenza nelle case editrici inglesi fanno sì che Beardsley diventi rapidamente il disegnatore più influente del suo tempo. Più che semplici illustrazioni, le immagini di Beardsley hanno catturato e restituito graficamente l'atmosfera del testo di accompagnamento, sottintendendo una forte critica ai concetti repressivi di sessualità, ruoli di genere e consumismo, sfidando la morale vittoriana. Beardsley prende in prestito aspetti da vari movimenti artistici e li adatta per soddisfare i propri scopi. Si appropria dei temi del decadimento, della morte e dell'erotismo per scioccare gli spettatori, svegliarli dal loro torpore e compiacimento, mentre le sue forme delicatamente intrecciate e le linee sinuose rendono il suo lavoro decisivo nel segnare il passaggio visivo dal movimento estetico al moderno stile Art Nouveau.
Una Nuova Vita
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Aubrey Beardsley, Incipit Vita Nova, 1892.
L'opera di Beardsley rivela una continua tensione tra passato e futuro. È l'arte di un'epoca in via di estinzione che scruta, con eccitazione e trepidazione, quella successiva. Con un punto fisso: la profonda linea nera. Le ombreggiature erano poco interessanti per Beardsley e il colore non lo affascinava affatto. La linea nera e lo spazio bianco erano invece gli elementi perfetti per la sua espressione. Di questo Beardsley diventa pienamente conscio quando codifica il suo stile: siamo nel maggio 1892. Quel mese, Beardsley realizzò un disegno intitolato Incipit Vita Nova (“Inizio di una nuova vita”). Il disegno è più scuro e meno definito rispetto ai lavori successivi di Beardsley, ma tutti gli elementi del suo genio maturo sono chiaramente presenti. Il disegno mostra la testa di una donna accanto al corpo di un feto arrabbiato e deforme. La donna potrebbe essere la figura di un quadro preraffaellita. Ma il feto, come suggerisce il titolo del disegno, è qualcosa di nuovo. Per Zatlin il disegno è “un atto di ribellione contro i preraffaelliti e un legame con l'avanguardia simbolista”. Beardsley non aveva ancora vent'anni. Era insofferente al mondo e alla ricerca di una voce propria. Lo dice anche l'occhio smagliante del suo feto arrabbiato. Beardsley aveva scoperto uno stile semplice con il quale poteva offrire complesse immagini del grottesco. La sua tecnica era ibrida. Guardò all'indietro, studiando i blocchi di legno medievali e i disegni rinascimentali - una volta affermò di aver tratto l'ispirazione per il nero delle sue linee nere da un passo di Boccaccio: “L'erba era così verde che era quasi nera”.
Verso una Nuova Sessualità

Aubrey Beardsley, Autoritratto come Priapo.
Le sue spesse linee nere fondevano le idee grafiche del passato con le tecniche e i soggetti di una nuova era che si affacciava all'orizzonte. Per quanto riguarda i soggetti, non c'è dubbio che la sessualità strana e ambigua dei suoi disegni di Salomè, ad esempio, era proprio ciò che i tempi richiedevano. Zatlin, riferendosi alle sue illustrazioni per un'edizione del 1893 de Le Morte d'Arthur di Sir Thomas Mallory, scrive: “Gli ermafroditi, gli uomini effeminati, le donne sessuali, i travestiti e i voyeur che sfilano in questi e altri disegni... rivelano la consapevolezza di Beardsley della ridefinizione dei generi e dei sessi, del nuovo campo della sessuologia e della terminologia di Krafft-Ebing”. I travestiti e gli ermafroditi di Beardsley sono tracciati con arguti riferimenti a Botticelli, Dürer, persino Hans Holbein il Giovane. Come altri artisti moderni, Beardsley è in costante comunicazione con il passato. La sua linea nera e decisa era abbastanza duttile e flessibile da seguire le mode della Londra di fine Ottocento e da affiancare le xilografie dei grandi maestri medievali.
L'influenza su Mucha, Klimt, i movimenti underground e la grafica psichedelica
Lo stile originalissimo elaborato da Beardsley basato formalmente su linee nere decise e ampi spazi bianchi, fu di grande rottura con la tradizione vittoriana e segnò il passaggio al simbolismo grafico dell’Art Nouveau e dei primi movimenti modernisti. La sua ricerca stilistica e la sua produzione grafica può senza dubbio essere considerata come pioniera della Art Nouveau in Gran Bretagna, insieme all'esperienza di Burne‑Jones: a lui si deve la creazione di un nuovo immaginario in grado di combinare motivi organici, figure allungate e decorazioni floreali sinuose. Le sue illustrazioni per Salomé (1893) divennero l’esempio più celebre del suo linguaggio visivo audace e furono di grande impatto e influenza per artisti come Mucha e Klimt.
Ispirato dall’arte giapponese ukiyo-e e dai motivi orientali su porcellane e lacche, Beardsley sviluppò un’estetica che univa spazi piatti, contorni netti e pattern decorativi: un mix di orientalismo, erotismo, grottesco e fantasie decadenti che ha delineato un universo estetico peculiarissimo. Accolto da simbolisti francesi e movimenti underground del primo Novecento.
Attraverso la stampa line-block, Beardsley permise la riproduzione di massa delle sue immagini, influenzando la produzione di poster e grafica pubblicitaria europei e americani. Negli anni Sessanta e Settanta, ci fu un vero e proprio revival della produzione di Beardsley che ebbe sicuramente impatto anche sul mondo grafico psichedelico britannico: poster come quelli per The Beatles o eventi underground riecheggiano le sue linee sinuose, swirl e motivi ornamentali.
Dopo la sua morte nel 1898, Beardsley divenne oggetto di grande interesse critico e popolare: una mostra retrospettiva del V&A nel 1966 diede impulso a questo suo ritorno in auge, amplificato anche, in tempi più recenti, dalle esposizioni al Tate Britain e Musée d’Orsay nel 2020. Venne citato come riferimento da figure d’avanguardia e designer, dallo stile di Alexander McQueen e Loewe fino ai tatuatori contemporanei, attratti dalla sfida di riprodurre la sua linea elegante e provocatoria.
Il gruppo russo Mir iskusstva accolse le opere di Beardsley come simbolo di una modernità estetica collegata alla sensibilità straniera e all’arte decorativa europea. Il suo linguaggio, insieme alla figura ambigua e fluida, fu dunque imprescindibile punto di riferimento per illustratori, sceneggiatori, grafici e artisti dalla sua morte e lo è ancora oggi.
In copertina: Aubrey Beardsley, Prefazione de La morte di Artù, 1893.
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